lunedì 29 ottobre 2012

The Art of Fielding (L'Arte di Vivere in Difesa)



Titolo: L’Arte di Vivere in Difesa
Autore: Chad Harbach
Pag 512
Casa Editrice Rizzoli 2012

Per chi: è in uno di quei periodi della vita un po’ così, in cui scomponi pezzo per pezzo tutti i gesti e le azioni del passato alla ricerca di un bandolo della matassa che il più delle volte ti sta penzolando davanti al naso.

“Dopo ogni scatto tornava alla sua posa felina, con le dita del piccolo guantone che sfioravano la terra rossa. Prese con la mano nuda una palla lenta e rasoterra, e la scagliò con forza in prima base. Fece un salto per afferrarne al volo una dritta e veloce. Il sudore gli colava lungo le guance mentre fendeva l’aria densa e appiccicosa. Anche nel pieno dell’azione il viso conservava un’espressione indifferente, quasi annoiata: quella di un virtuoso alle prese con le scale. Non poteva pesare più di cinquantacinque chili. Quali fossero i suoi pensieri – ammesso che ne avesse dietro quello sguardo vacuo – Schwartz non avrebbe saputo dirlo. Gli venne in mente un verso sentito durante il corso di poesia della professoressa Eglantine: Senza espressione, esprime Dio.”

L’Arte di Vivere in Difesa è il percorso che comincia quando Henry sbaglia il suo primo tiro, Pella torna a casa dopo un matrimonio fallito, Schwartz impazzisce di rabbia e il rettore Affenlight si abbandona a un amore impossibile. Perché è questo che succede quando i sogni si incrinano e il resto del mondo va in pezzi come un domino impazzito; e forse è quello che succede anche quando si ha talmente paura di perdere il proprio talento che si finisce per perderlo punto e basta, annegandolo negli ostacoli della vita di tutti i giorni, rinunciando a proteggerlo ed iniziando, per l’appunto, a vivere in difesa. Che poi è come dire vivere soli, ritirarsi dalla partita e stare seduti in panchina finché è possibile, finché quello che si vede (il mondo come avremmo potuto viverlo) non fa troppo male. Però poi c’è l’Arte. Perché si può scegliere di difendere i propri sogni senza giri di parole, vivendoli con autentico trasporto come Owen, infischiandosene di quello che dicono o pensano gli altri perché l’importante è sognare, volare alto sui giudizi degli altri e vada come vada poter dire a voce alta che ci abbiamo provato davvero.


Gusto: una bibita gassata dolce da succhiare attraverso la cannuccia, il sapore sintetico di una pastiglia sotto la lingua
Olfatto: l’odore del sudore negli spogliatoi, il profumo delle foglie secche in autunno,  l’asfalto umido dopo la pioggia
Tatto: ruvido come la suola di una scarpa consumata dopo una stagione di baseball
Vista: campi da baseball, piccole camere spoglie, piccole cose
Suono: Impossibile – Shout Out Louds

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