Autore: Chad Harbach
Pag 512
Casa Editrice Rizzoli 2012
Per chi: è in uno di quei periodi della vita un po’ così, in
cui scomponi pezzo per pezzo tutti i gesti e le azioni del passato alla ricerca
di un bandolo della matassa che il più delle volte ti sta penzolando davanti al
naso.
“Dopo ogni scatto tornava alla sua posa felina, con le dita
del piccolo guantone che sfioravano la terra rossa. Prese con la mano nuda una
palla lenta e rasoterra, e la scagliò con forza in prima base. Fece un salto
per afferrarne al volo una dritta e veloce. Il sudore gli colava lungo le
guance mentre fendeva l’aria densa e appiccicosa. Anche nel pieno dell’azione
il viso conservava un’espressione indifferente, quasi annoiata: quella di un virtuoso
alle prese con le scale. Non poteva pesare più di cinquantacinque chili. Quali
fossero i suoi pensieri – ammesso che ne avesse dietro quello sguardo vacuo –
Schwartz non avrebbe saputo dirlo. Gli venne in mente un verso sentito durante
il corso di poesia della professoressa Eglantine: Senza espressione, esprime Dio.”
L’Arte di Vivere in Difesa è il percorso che comincia quando
Henry sbaglia il suo primo tiro, Pella torna a casa dopo un matrimonio fallito,
Schwartz impazzisce di rabbia e il rettore Affenlight si abbandona a un amore
impossibile. Perché è questo che succede quando i sogni si incrinano e il resto
del mondo va in pezzi come un domino impazzito; e forse è quello che succede
anche quando si ha talmente paura di perdere il proprio talento che si finisce
per perderlo punto e basta, annegandolo negli ostacoli della vita di tutti i
giorni, rinunciando a proteggerlo ed iniziando, per l’appunto, a vivere in
difesa. Che poi è come dire vivere soli, ritirarsi dalla partita e stare seduti
in panchina finché è possibile, finché quello che si vede (il mondo come
avremmo potuto viverlo) non fa troppo male. Però poi c’è l’Arte. Perché si può
scegliere di difendere i propri sogni senza giri di parole, vivendoli con
autentico trasporto come Owen, infischiandosene di quello che dicono o pensano
gli altri perché l’importante è sognare, volare alto sui giudizi degli altri e
vada come vada poter dire a voce alta che ci abbiamo provato davvero.
Gusto: una bibita gassata dolce da succhiare attraverso la
cannuccia, il sapore sintetico di una pastiglia sotto la lingua
Olfatto: l’odore del sudore negli spogliatoi, il profumo
delle foglie secche in autunno,
l’asfalto umido dopo la pioggia
Tatto: ruvido come la suola di una scarpa consumata dopo una
stagione di baseball
Vista: campi da baseball, piccole camere spoglie, piccole
cose
Suono: Impossibile – Shout Out Louds
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