giovedì 16 maggio 2013

Trilogia della città di K.


Titolo: Trilogia della città di K.
Autore: Agota Kristof
Einaudi Tascabili
pag 379

Per chi: esige la verità pur sapendo bene che la vita è menzogna

"Le parole che definiscono i sentimenti sono molto vaghe; è meglio evitare il loro impiego e attenersi alla descrizione degli oggetti, degli essere umani e di se stessi, vale a dire alla descrizione fedele dei fatti"

Le parole che la Kristof utilizza per scrivere questo romanzo sono asciutte e l'intreccio senza pathos. O almeno così sembra all'inizio. Si racconta di eventi macabri, scabrosi e tristi. 
Niente ha nome proprio, come se, chiamando le cose e le persone con il proprio nome venisse meno l'oggettivita' della narrazione. Tutto e' infatti permeato da quest'ossessione maniacale per la verita' che spinge il lettore a dare tutto per reale, mentre invece e' tutto finzione.

In un secondo momento arrivano i nomi (proprio quando la storia si fa più soggettiva) e i gemelli protagonisti diventano Klaus e Lucas, anagramma l'uno dell'altro. Perche' Klaus e' Lucas; Lucas e' Claus così come la verita' è menzogna e la menzogna verita'. Lo stesso romanzo della Kristof, alla luce di una piú profonda ricerca, si scopre essere una semi-autobiografia.

Tutto e' il contrario di tutto e tutti sono l'ombra di tutti come in un eco incessante di rimandi.
Non solo Klaus e Lucas ci confondono (sono la stessa persona?), ma anche la Mamma riprende i tratti di Clara,Thomas porta con sè l'assenza di Lucas e ci si chiede chi ha attraversato la frontiera?chi è partito?chi è rimasto?chi cerca chi?chi mente?chi dice la verita'?chi prende il treno?chi è piú felice?chi ha sofferto di più?

Il treno, la frontiera, la casetta al limitare della foresta, il ruscello, la Grande Citta', la Nonna o anche la Strega, l'ufficiale omossesuale, il curato pedofilo, la figlia incestuosa, la matta puttana... caratterizzazioni standard, finte: è un mondo statico dove niente scorre.

Ma ci sono delle intercapedini attraverso le quali una storia filtra e contamina l'altra storia: vi sono i sogni premonitori di Lucas; vi sono le tombe del nonno materno e del padre che recano inciso lo stesso cognome doppio "con un trattino in mezzo, e quei due nomi sono i nostri nomi", Klaus-Lucas; i destini s'incrociano e Klaus vede passare dalla finestra Lucas che va a chiedere l'elemosina nelle osterie; Lucas parla a Klaus e Klaus a Lucas, o forse parlano solamente a se stessi..
Tutti questi rimandi, queste storie ripetute, riscritte, sembrano voler esaurire i ricordi di tragici eventi e i sentimenti che portano con se', come in una terapia: "a forza di ripeterle le parole poco a poco perdono il loro significato e il dolore che portano si attenua"

Il lettore avvinto dalla sinteticita' della narrazione non riesce a smettere di cercare la verita' risucchiato sempre piu' in un vortice di bugie.

Perchè come ben tutti sappiamo non esiste ne' verita' ne' menzogna. Esiste solo un miscuglio delle due, la vita, nella quale ognuno cerca e dà il proprio senso alle cose.

  • Gusto: e' amaro e scioccante come un caffe' bollente
  • Olfatto: sa di disinfettante
  • Tatto: liscio, scivoloso e gelido come una lastra di ghiaccio
  • Vista: i viali in autunno con le foglie marcescenti marroni, rosse e gialle... sembrano così vivi e colorati e invece stanno per gelare
  • Suono: 'Love will tear us apart' dei Joy Division; 'Marble House' dei The Knife.

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