venerdì 12 aprile 2013

Il tuo volto domani




Titolo: Il tuo volto domani: Febbre e lancia; Ballo e sogno ; Veleno e ombra e addio
Autore: Javier Marias
Casa editrice: Einaudi
Pag 372 / pag 326 / pag 537


Per chi: vuole comprendere il proprio volto e quello di chi lo circonda imparando così a conoscere e decifrare l'animo umano e le sue possibili azioni.

"Perche' niente dura meno dell'oggettivita'"

“Come posso non conoscere oggi il tuo volto domani, quello che già esiste o trama sotto la faccia che mostri o sotto la maschera che indossi, e che mi mostrerai soltanto quando non me lo aspetto?”


Qual è il tuo volto e come si trasformerà domani?
Qual è il tuo nome tra i tanti con i quali ti chiamano?
Quali sono le possibilità che portiamo nelle nostre vene?
Noi sappiamo tutto da subito, istintivamente o prescientemente, ma preferiamo chiudere gli occhi di fronte alle certezze che già tutto stabiliscono. Noi vogliamo sbagliare e non rispettare l'ordine del mondo, il suo stile. Noi ricalchiamo le orme invisibili delle nostre possibilità ponendo i piedi su cio' che e' gia' li' ad indicarci il nostro futuro. Noi già sappiamo tutti i volti che potremmo assumere eppure il futuro, il passato e il presente ci disegnano in raffigurazioni che non vogliamo riconoscere: 'non sono stato io, non ero in me, non so cosa mi succede non mi riconosco, non lo sarò mai, non capiterà a me'. E nonostante il nostro voler abbagliarci, il nostro voler rimanere attaccati al personaggio che vogliamo essere ( come fosse il protagonista della nostra storia mentre gli altri ruoli che interpretiamo parti secondarie, comparse), ci ritroviamo ad essere altri ad agire in situazioni che non riconosciamo e che non vorremmo. 


Se si pone la giusta attenzione e si dispone il proprio animo alla sincerita', si può leggere il volto delle persone e interpretare le vite e le possibilità future nelle movenze e negli occhi degli altri. A volte le persone ci ricordano altre persone come se ci fossero legami nei caratteri, nelle personalità che si manifestano attraverso correlazioni di apparenze, similitudini nei modi. E così ci ritroviamo inconsciamente a conoscere chi ancora non conosciamo e con un'occhiata sappiamo tutto di lui.


Ed attraverso queste corrispondenze anche le personalità si contagiano e si sostituiscono e noi sostituiamo una persona perduta con una nuova: cerchiamo i volti perduti in altri volti che li rassomigliano, che prendono il loro posto nella nostra vita, che espletano il loro ruolo per noi. E così anche quando perdiamo qualcuno di importante, insostituibile (una madre, un fratello, un amore) noi lo soppiantiamo con un viso diverso, ma che ha in se' l'essenza dell'altro.
Come se i volti, le espressioni e le movenze avessero una matrice in comune: una personalita' di base.

E nonostante tutto cio' la vita è tradimento continuo di se stessi. E' un continuo rinnegare: 'io non sono io, non sono stato io, non ero in me'.
Perche' non c'e' coerenza nella vita e non la si puo' trovare nelle nostre azioni che si susseguono e ci vedono rappresentare persone così diverse l'una dell'altra eppur pur sempre io, pur sempre me.

Sono le possibilita' che portiamo nel sangue che bramano di venir espresse tutte ('io non mi limito ad esser quello, sono anche questo qui!') e si rinnegano a vicenda ('non ero io, non ero in me, non mi riconosco in cio' che ho fatto').
Ed alle volte siamo cosi' bravi in questo non riconoscerci che col tempo davvero dimentichiamo, rimuoviamo quelle nostre azioni e ci autoproclamiamo innocenti anche di fronte a noi stessi, che pure cosi bene sappiamo di aver fatto e di aver detto e di essere stati quelli che ora non riconosciamo piú.

Ed è in quest'ottica che non andrebbe raccontato mai niente: perche' il racconto sopravvive e smaschera gli altri nostri volti. Eppure il nostro ego vuol essere ricordato, perche' infondo e' per questa ragione che ci prodighiamo ad essere tutti i nostri volti, per essere fino infondo noi e per essere fino infondo capiti e ricordati.


Il primo volume di questa trilogia nasce appunto dall'esigenza di silenzio: "non si dovrebbe raccontare mai niente.. raccontare e' quasi sempre un regalo, compreso quando porta e inietta veleno il racconto, e' anche un vincolo e un concedere fiducia, e rara e' la fiducia che prima o poi non si tradisca, raro il vincolo che non si aggrovigli o non si annodi, e percio' finisca per stringere e si debba tirare di coltello o di lama per reciderlo."
"Qualsiasi cosa dica verra' usata contro di lei" come se qualsiasi cosa venga detta sia nociva, anche le piu' veritiere ci incolpano ed e' meglio tacere ("Taci, e allora salvati")

Ma ogni negazione e ogni cancellazione, come una macchia di sangue sul pavimento, lascia sempre un cerchio, un alone che macchia indelebilmente e che resiste persino alla nostra memoria. Un cerchio, un alone che dicono "io c'ero, sono esistito, e' successo".
E così si compie quest'eterna lotta tra la memoria e l'oblio che infine si mescolano e confondono: poichè le idee, così come le parole, volano e infettano, contaminano, non hanno possesso, nè conoscono proprietà privata ed un giorno, esattamente come il tuo volto, ti smentiranno, incolperanno il tuo oggi con le azioni del tuo ieri, perche' tu sei sempre tu e il tuo volto è sempre il tuo, ma assume altri significati, altri scopi, altre personalità.


  • Gusto: e' come un mix di spezie che coprono il sapore di marcio, curry fatto con sapori provenienti da ogni parte del mondo; dolceamaro sapore di un caffe' zuccherato ma non troppo; agrodolce come una limonata. 
  • Tatto: la lama di un coltello fredda e lucente che serve a tagliare carne, viva o morta. 
  • Olfatto: odore di polvere da sparo e di fango; di colletti inamidati e dopobarba. 
  • Vista: una Londra grigia sotto la pioggia e una Madrid abbacinata dal sole a picco: in entrambe le immagini sono sfuocate o per la pioggia che non lascia vedere o per il sole che abbaglia. 
  • Suono: il suono di diversi idiomi che dicono gli stessi concetti; una ballata inglese medievale triste e malinconica.


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