Titolo: Il diavolo in collina
Autore: Cesare Pavese
Edizioni: Eiunaudi 2006
Pag 154
Per chi: tra natura e società, la perdita e il ritrovo, follia ribelle e smania di saggezza vive cercando le risposte alle grandi domande
“Queste notti moderne- disse Pieretto, sono vecchie come il mondo.”
Tre amici, studenti di Torino, vagabondano per le strada della città e per le campagne che la circondano, alla ricerca di gozzovigli e verità. Scoprono la vita come un bambino quando per capire come funziona un giocattolo lo distrugge: lo apre e, dopo aver vivisezionato tutte le sue piccole parti, non funziona più.
Poli, figlio di papà milanese, ha tutto ma non sa niente perché tutto ciò che ha gli è stato regalato. Ed è lui il Diavolo che spinge, i tre giovani, fino ad ora cercatori di saggezza nella vita quotidiana e nel crescere, alla perdizione senza scopo e senza guadagno. Ancestrale confronto/scontro tra la forza della natura e la sovrastruttura umana, stupisce la riflessione sul fatto che la ribellione, i bagordi e ciò che noi giovani del 2000 valutiamo come nostro modo folle di essere giovani e di rompere tutti gli schemi sia identico a quello dei nostri coetanei di tutte le ere: la scopera del sesso delle droghe, dell’ alcol,dell’amore, del dolore e della felicità, ma soprattutto della libertà di plasmare la propria vita a proprio piacimento.
- Gusto: ha il sapore di vino novello, di carne selvatica, dolce come il Moscato e amaro come la cocaina.
- Olfatto: putre e marcio come rami e foglie messi a marcire nella terra umida, all’ombra di grandi alberi scuri
- Tatto: pizzica come un tailleur di tweed, raffinato e scomodo
- Suono: un grammofono anni ’50 che gira senza disco, la puntina stride e scoppietta
- Vista: le colline del Piemonte, nascoste alla vita moderna, sinuose salgono e scendono in un movimento sessuale che alla luce del giorno stona con la semplicità degli abitanti di queste terre.

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