Titolo: Le mille luci di New York
Autore: Jay McInerey
Casa Editrice: Bompiani
Finito di leggere: 19/09/2012
Pagine: 153
Pagine: 153
Per chi: ama New York e a volte non riesce a comprendere le
reazioni degli uomini
“Avevi descritto
quella sensazione di essere fuori posto, di vedersi sempre dal di fuori, di
guardarsi vivere nel mondo pur vivendo nel mondo, di non sapere se anche gli
altri si sentissero così.
Le avevi detto di aver
sempre pensato che gli altri avessero le idee più chiare su quello che stavano
facendo, che non si preoccupassero tanto del perché lo facevano”
New York, anni ’80, una discoteca, musica, luci, casino…ed
un ragazzo che lì proprio non vorrebbe essere, ma solo con il rumore riesce a
non sentire se stesso.
Dopo l'abbandono della moglie si rifugia in una vita da locali notturni della New York degli anni 90,con serate alcoliche e cocaina, per finire nei guai anche al lavoro.
Dopo l'abbandono della moglie si rifugia in una vita da locali notturni della New York degli anni 90,con serate alcoliche e cocaina, per finire nei guai anche al lavoro.
“Le mille luci di New
York” è un libro breve ma molto intenso.
Le emozioni ti pungono come uno spillo, senza far troppo
male ma arrivando al punto, lasciando un leggero e quasi piacevole velo di
dolore.
Il protagonista non ha nome e per l’intera durata del
racconto lo scrittore si rivolge al lettore con la seconda persona singolare:
Tu!
Così chi legge si sente tirato in causa, totalmente dentro
il libro, e non essendoci mai un soggetto determinato, un “io”, il lettore
diventa protagonista assoluto.
A volte questo “tu” lo vorresti insultare, prendere a
sberle, calci, dirgli di reagire e svegliarsi cazzo!
E sembra che il senso sia tutto lì…l’incapacità di reazione
ed il tipico atteggiamento di chi scappa per non affrontare le situazioni.
Invece dietro c’è molto di più perché la paralisi davanti al
dolore, il nascondersi dalla realtà sfuggendo e drogandosi, una grande paura
della solitudine, nascondono in realtà emozioni profonde, radicate.
Così questo libro sotto un primo strato di protezione, come è per il protagonista stesso, ti porta a riflettere
su temi fondamentali come vita, morte, ed il significato e ruolo, anche se un po’ svarionato a volte,
degli amici.
E capisci che solo lasciando fluire le tue emozioni sarai
davvero libero, ed il dolore sarà solo parte di un tutto che ti definisce, ti
costruisce, ti fa essere chi sei, felicemente perché in contatto con te stesso.
- Gusto: un bel kebab supermaialoso di un carretto per strada
- Musica: Depeche Mode
- Tatto: una coperta di lana, oer setirsi protetti nei momenti di solitudine
- Vista: una coppia imbacuccata che passeggia per New York
- Olfatto: il profumo della gente, di tutto il mondo, che cammina per strada, mescolato con odori di cibo, macchine, polvere, taxi vecchi e ammuffiti. Beh forse questo è l’odore di New York….

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